Il colore dei denti.

Scienza della luce per il dente vivo

Sdt Alberto Battistelli

Colorare i denti è operazione quotidiana tanto degli odontotecnici quanto degli odontoiatri con i vari materiali, ma quanti sanno davvero cosa stanno facendo? Se devo dire le cose come stanno, assai meno di quanto si pensi e di quanto io stesso potessi credere. Da 40 anni sono docente in corsi sulla forma e colorazione della ceramica ecc. ma escluso il grande e immenso Bebi Spina, vero maestro di tutti, non ho visto delle logiche basate sulla scienza della luce sulle tavolozze di molti banchi lavoro, ne ho percepito una reale consapevolezza nel mescolare le varie tinte da parte dei “guru” che ho frequentato negli anni 80 -90 in giro per il mondo. È vero molti fanno denti bellissimi ma come insegnare questo ad altri è un’altra cosa! Finché ci troviamo di fronte a concetti come tinta, croma, valore, qualche nozione di base emerge, ma appena si chiede perché il “valore” è più importante degli altri due, la risposta finisce sempre e solo sul grigio e nessuno mai ha saputo dire qualcosa in più su cosa, come e dove il cervello umano elabora questi parametri e quali sono le implicazioni nella realtà quotidiana. Premi Nobel sul tema non appaiono in nessun libro dentale e questo è gravissimo! 

Allo stesso modo del Nobel della nostra Montalcini, così importante per capire come si rimodella il cervello umano e come da ciò si impara e si disimpara conoscendo gli effetti del “fattore di crescita” quando si pretende di insegnare qualcosa, anche il Nobel a Hubel e Wiesel sulla “conoscenza visiva” non è mai apparso su libri dentali sul merito. Domanda: “perché se voglio fare A3 e uso tutte le colorazioni A3, A3 non viene? Questa è la questione di base, ma poi c’è da chiedersi di più: Perché anche se il colore è giusto può risultare finto? Ovvero morto? Mescolare colori senza sapere che i pigmenti sono sottoposti a leggi sottrattive è grave perché è la base della conoscenza su cui il maestro Bebi Spina scrisse il suo libro più importante e ignorarlo o dimenticarsene è un “suicidio” quotidiano, ma anche non sapere le leggi dei contrasti e non saperle inserire quando affianchiamo delle masse o pigmenti è altrettanto grave. Ho assistito personalmente a una quantità smisurata di dimostrazioni da parte di molti esperti dell’estetica percependo indicazioni solo tecniche o peggio commerciali piuttosto che scientifiche! Tornare a casa dopo un corso cercando la soluzione all’ignoranza  comprando l’ennesimo cofanetto è uno “sport” che non possiamo più permetterci. Sostituire il sapere col comprare mette sempre a rischio l’economia aziendale. La scienza della luce è molto importante metterla al servizio del “dente vivo”, piuttosto che del colore esatto del campionario.

Un dente che si mimetizza naturalmente col resto dei denti residui rispetta le leggi di diffusione, riflessione, rifrazione ecc. della luce e per fare questo da parte mia preferisco ragionare come un pittore impressionista, dove c’è sempre “un po’ di cielo nella terra e un pò; di terra nel cielo”, mettendo in pratica tutto ciò che so sulle leggi dei contrasti di Hitten , ma anche aggiungendo al “sistema sottrattivo” il “sistema partitivo” per il controllo del valore, come anche il concetto di velatura per la gestione della traslucenza reale o simulata. Sulla scelta del colore poi c’è un mondo di conoscenze che oggi può essere supportata dalla tecnologia, che però non può in nessuno modo prescindere dalla componente umana che rimane e rimarrà al centro dell’eccellenza dei risultati e da conoscenze scientifiche specifiche, come ad esempio gli effetti del “contrasto successivo”. Da parte mia ho cercato di mettere assieme tutte le possibili conoscenze sulla luce, sui colori ecc. schematizzando tutto per rendere più fruibile e più facile ottenere la vitalità delle nostre ricostruzioni. Schemi semplici ma pratici e illuminanti per odontotecnici e dentisti da usare sempre nella quotidianità. Non cambia nulla se usiamo questo o quel materiale, quando abbiamo le conoscenze giuste, con poco tempo possiamo capirne le caratteristiche e fare da per noi i protocolli giusti per sfruttarlo al meglio. Altra questione in campo è il dialogo col paziente: sapere che la luce di fatto non esiste fuori di noi, ma è un elaborato di ogni singolo cervello in risposta agli stimoli di onde elettromagnetiche provenienti dalla fonte e influenzato da fattori fisici, chimicobiologici e psicologici, sui quali bisogna saper trovare compromessi e giuste parole. Prendere un colore dopo un caffè o un farmaco non è cosa da considerare innocua sia dalla parte dell’operatore che del paziente. Hitten diceva ad un suo allievo:” “Se lei di istinto riesce a creare dei capolavori coloristici, può procedere ignorando le leggi cromatiche, ma se lei ignorandole non crea capolavori, deve impegnarsi nel loro studio”. Questi e molti altri argomenti e esperienze nel corso: Colore, scienza della luce per il “dente vivo”.

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